La Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia riferita al 2023, da poco pubblicata dal Ministero della salute conferma il trend in crescita delle diagnosi, spiega il razionale della legge sullo screening di celiachia e diabete di tipo 1 e si sofferma sulla corretta classificazione ed etichettatura degli alimenti in relazione alla presenza del glutine.
"In Italia la celiachia è riconosciuta malattia cronica per le sue proporzioni mentre per l’impatto che ha sulla vita quotidiana è considerata una malattia sociale." Lo scrive il ministro della Salute Orazio Schillaci nella prefazione della Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia, pubblicata dal Ministero della Salute.
Secondo i dati contenuti nella Relazione, al 31 dicembre 2023 le persone con malattia celiachia in Italia sono 265.102. Considerando che la prevalenza stimata è dell'1% della popolazione generale, potrebbero esserci 400mila casi di celiachia non diagnosticata. La prevalenza della celiachia è maggiore nel sesso femminile. Il numero delle donne celiache è circa il doppio rispetto ai maschi. Per quanto riguarda le fasce d'età, il 67% dei celiaci ha tra i 18 e i 59 anni e il 13% ha più di 60 anni, il restante 20% è distribuito tra 0 e 17 anni. Le Regioni con il maggior numero di diagnosi sono in Lombardia (18,6%), Lazio (10%) e Campania (9,5%).

Un altro dato epidemiologico evidenziato dalla relazione riguarda il saldo annuale delle diagnosi (un dato che comprende le nuove diagnosi, ma tiene conto anche dei decessi e dei trasferimenti di soggetti celiaci). Il dato definito "rassicurante" è che il saldo del 2023 ha superato il dato del 2019 il che significa che, a parità di prevalenza, la popolazione è tornata nei presidi sanitari per sottoporsi alle indagini.

Lo screening per Diabete tipo 1 e celiachia e lo studio pilota
La grande novità della relazione presentata quest'anno riguarda l'approvazione della legge 130/2023 che ha reso l’Italia il primo Paese al mondo ad approvare uno screening per il diabete di tipo 1 (DT1) e malattia celiaca (MC) disponibile per tutti i bambini e su tutto il territorio nazionale.
"Sebbene il DT1 e la MC siano patologie ben distinte - si ricorda nella Relazione - è noto che possano coesistere nella stessa persona fino all’8% dei casi. Esistono, infatti, numerosi fattori comuni tra queste due malattie autoimmunitarie, tra cui la comune suscettibilità genetica, principalmente associata a polimorfismi del complesso HLA e la presenza di autoanticorpi circolanti che precedono di mesi o anni le manifestazioni cliniche."
Il costante aumento di incidenza delle due malattie e i costi crescenti per il sistema sanitario, spiega la Relazione, richiedono lo sviluppo di programmi di screening nella popolazione generale per identificare gli individui a rischio, limitare le complicanze e modificare il decorso delle malattie.
In quattro Regioni italiani (Lombardia, Marche, Campania e Sardegna) è in corso uno studio pilota. Il campione minimo previsto è di 5.363 bambini (1,6% della popolazione pediatrica italiana), distribuito proporzionalmente e stratificato in base alla popolazione residente in ciascuna regione e in base alle fasce di età di 2-3 anni, 6-7 anni e 10-11 anni
I pazienti che si sottoporranno volontariamente e gratuitamente all’indagine effettuano i seguenti test:
- Per il diabete: Auto-anticorpi anti-GAD65, anti-IA-2 e anti-ZnT8 nella fascia di età 2 anni e nella fascia di età 5-7 anni
- Per la celiachia: Test genetico dell’aplotipo HLA DQ2/DQ8 alla nascita; solo i soggetti positivi al test saranno sottoposti alla ricerca degli auto-anticorpi anti TG-IgA e anti-TG-IgG nel periodo compreso tra il compimento del 5° anno fino al giorno precedente il compimento del 7° anno di età.
Lo studio e iniziato a novembre 2023, con una durata prevista di 20 mesi comprensivi
I risultati finali dello studio verranno pubblicati sul sito del Ministero della salute.
La Legge n. 130/2023 ha previsto anche l’istituzione, presso il Ministero della salute, di un Osservatorio nazionale.
L’Osservatorio ha il mandato di studiare il DT1 e la MC sulla base delle risultanze dello screening, delle nuove evidenze scientifiche e delle innovazioni diagnostico-terapeutiche anche al fine della revisione del programma di screening.
Classificazione degli alimenti in base alla presenza di glutine
Per poter orientare i celiaci e i loro familiari nelle scelte alimentari e supportare gli operatori del settore alimentare alla corretta etichettatura dei prodotti il ministero ha suddiviso gli alimenti e le bevande che possono far parte della dieta del celiaco sono suddivisi in 4 macro-gruppi.
GRUPPO 1 - alimenti e bevande non trasformati che per natura non contengono glutine. In questo caso l’assenza di glutine è scontata e la dicitura “senza glutine” in etichetta, nella presentazione e nella pubblicità non può essere utilizzata poiché confondente e fuorviante per il consumatore.
Esempi: acqua, frutta, verdura, carne, pesce, uova, patate, legumi, cereali o pseudo-cereali come riso, mais, grano saraceno, amaranto, quinoa, sorgo, miglio, tapioca, teff ecc.
Anche la frutta, la verdura, la carne e il pesce congelati o surgelati non contengono glutine
GRUPPO 2 - alimenti e bevande trasformati che per natura, composizione e processo di produzione non prevedono l’utilizzo di ingredienti contenenti glutine. In questo caso l’assenza di glutine è scontata e la dicitura “senza glutine” in etichetta, nella presentazione e nella pubblicità non può essere utilizzata poiché confondente e fuorviante per il consumatore.
Esempi Non Esaustivi: latte, formaggio tal quale o grattugiato, mozzarella, panna, yogurt, burro, margarina, prosciutto crudo, bresaola, culatello, speck, olio, vino, aceto, zucchero, miele, marmellata, confettura, gelatina di frutta, succhi di frutta, gassosa, acqua tonica, cola, chinotto, aranciata, tè, caffè, tisane ecc.
GRUPPO 3 - alimenti e bevande trasformati prodotti con ingredienti naturalmente privi di glutine. Nella ricetta di questi alimenti è possibile l’utilizzo di ingredienti contenenti glutine quindi l’assenza di glutine non scontata. In questo caso la dicitura “senza glutine” in etichetta, nella presentazione e nella pubblicità è possibile in quanto utile a distinguere la variante senza glutine del medesimo prodotto. Per tali alimenti è possibile riportare in etichetta l’indicazione aggiuntiva “adatto alle persone intolleranti al glutine” o “adatto ai celiaci”.
Esempi Non Esaustivi: carne panata, pesce panato, verdura panata, preparazioni a base di frutta, a base di carne, a base di pesce, a base di verdure, preparati per brodi, sughi pronti ecc.
GRUPPO 4 - alimenti e bevande trasformati che per tradizione nella loro composizione/ricetta prevedono l’utilizzo di ingredienti contenenti glutine ma per essere consumati dai celiaci sono stati appositamente prodotti, preparati e/o lavorati con ingredienti naturalmente senza glutine o con ingredienti deglutinati. In questo caso la dicitura “senza glutine” in etichetta, nella presentazione e nella pubblicità è possibile in quanto utile ad individuare l’alimento sostitutivo senza glutine. Per tali alimenti è possibile riportare in etichetta l’indicazione aggiuntiva “specificamente formulato per persone intolleranti al glutine” o “specificamente formulato per celiaci”.
Esempi Non Esaustivi: pane, pasta, pizza, biscotti, crostini, torte, semifreddi, cereali per la prima colazione, barrette energetiche e alimenti similari.
L’etichettatura precauzionale
La relazione cita anche l'Etichettatura Precauzionale (Precautionary Allergen Labelling (PAL), che consente alle aziende di informare i consumatori riguardo il rischio di contaminazioni non intenzionali di allergeni, come il glutine, in prodotti che potrebbero essere contaminati durante il processo di produzione. Si tratta di un'etichettatura non obbligatoria che deve essere applicata solo dopo una corretta valutazione del rischio da parte dell’azienda. Il PAL non è legato all’alimento ma alla valutazione del rischio del singolo stabilimento-to produttivo.
In UE, per comunicare il rischio di contaminazione crociata al consumatore, è possibile utilizzare la dicitura “può contenere …”. Nella Relazione si legge: "L’etichettatura precauzionale, se frutto di una corretta valutazione del rischio, rappresenta una valida alleata del consumatore che può scegliere in maniera consapevole il prodotto più adatto al suo profilo di salute. Nella realtà, invece, si assiste ad un abuso del PAL che viene applicato anche in assenza di una valutazione del rischio."
Il supporto alla dieta senza glutine
I prodotti senza glutine erogabili gratuitamente in Italia sono alimenti appositamente prodotti, preparati e/o lavorati per essere consumati dai celiaci e identificabili con la dicitura “specificamente formulati per celiaci” o “specificamente formulati per persone intolleranti al glutine”
Le categorie erogabili sono le seguenti:
- pane e affini, prodotti da forno salati;
- pasta e affini; pizza e affini; piatti pronti a base di pasta;
- preparati e basi pronte per dolci, pane, pasta, pizza e affini;
- prodotti da forno e altri prodotti dolciari;
- cereali per la prima colazione.
Per l’acquisto dei prodotti erogabili è previsto un tetto di spesa mensile distinto per fascia di età e sesso. I limiti di spesa sono riportati nella Tabella:
Maschi | Fasce di età | Femmine | |
Limite mensile (euro) | Limite mensile (euro) | ||
56 | 6 mesi - 5 anni | 56 | |
70 | 6-9 anni | 70 | |
100 | 10-13 anni | 90 | |
124 | 14-17 anni | 99 | |
110 | 110 18-59 anni | 90 | |
89 | ≥ 60 anni | 75 |
I tetti di spesa sono calcolati sulla base dei Livelli di Assunzione Raccomandati di energia e Nutrienti per la popolazione italiana (LARN) del 2014, sulla base dei prezzi al consumo (IVA inclusa) applicati nel canale farmaceutico e comprensivi di una maggiorazione del 30% che tiene conto di eventuali particolari esigenze nutrizionali.
Nel 2023 risulta il SSN ha corrisposto circa 250 milioni di euro per supportare la dieta dei celiaci con una spesa media pro-capite di 942,17 euro.