Alcuni pazienti affetti da intestino irritabile rispondono a un’alimentazione senza glutine con un netto miglioramento dei sintomi. Una volta escluse celiachia e allergia al grano, l’introduzione sperimentale di un’alimentazione senza glutine permette di diagnosticare con buona probabilità una sensibilità al glutine non celiaca.
La correlazione tra sindrome dell’intestino irritabile (IBS) e celiachia è oggetto di studio ormai da molto tempo e appare ormai assodata. I pazienti affetti da una celiachia non diagnosticata possono presentare sintomi analoghi a quelli di una IBS. Il quadro clinico della sindrome dell’intestino irritabile, soprattutto del tipo diarrea dominante in alcun casi migliora con l’adozione di una dieta priva di glutine, anche in assenza di una correlazione diretta con la celiachia o l’allergia al grano. A sua volta, l’ingestione di glutine può scatenare una serie di disturbi a carico di stomaco e intestino. In questi casi sembra che pazienti affetti da sensibilità al glutine non celiaca e da IBS sensibile al glutine possano trarre beneficio da un’alimentazione priva di glutine.
Dosaggio degli anticorpi anti-gliadina IgG
Il test per gli anticorpi anti-gliadina IgG è in grado di fornire una delle prime conferme della presenza di una sensibilità al glutine non celiaca e dovrebbe pertanto rientrare nella procedura diagnostica. La concentrazione di anticorpi anti-gliadina nella popolazione generale si aggira intorno al 12 per cento e nei malati di IBS al 17 per cento circa (fonte: Sanders DS et al. 2001; Sanders DS et al. 2003). Per contro, si parte dal presupposto che nella metà circa dei pazienti affetti dai sintomi tipici della sensibilità al glutine non celiaca, la quantità di anticorpi anti-gliadina presente nel sangue sia più alta. Si ritiene che nei soggetti sensibili, una dieta contenente glutine scateni una reazione immunitaria della mucosa intestinale che provoca la produzione di anticorpi anti-gliadina. Per quale motivo solo i pazienti che soffrono di IBS con diarrea dominante e che sono risultati positivi al marker HLA-DQ2 associato alla celiachia beneficiano di un’alimentazione senza glutine è oggetto di un attuale lavoro di ricerca condotto dalla Charité di Berlino. Si tratterebbe di un importante biomarker diagnostico, perché i pazienti affetti da sensibilità al glutine non celiaca e non da IBS, reagiscono a un’alimentazione senza glutine con un netto miglioramento o con una scomparsa dei sintomi, riconquistando una buona qualità di vita. I primi risultati mostrano che il 34 per cento dei pazienti coinvolti nello studio hanno risposto positivamente a un’alimentazione senza glutine: in almeno il 75 per cento delle settimane che scandivano i quattro mesi di trattamento i sintomi sono scomparsi o si sono sensibilmente attenuati. Comunque sia non è stata dimostrata alcuna correlazione tra la sensibilità al glutine non celiaca e l’espressione di HLA-DQ2/8.